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Alberto Dalmasso

CO-FOUNDER AND CEO SATISPAY 

Satispay, 

un nuovo unicorno italiano

lunedì 14 novembre 2022

Alberto Dalmasso cofondatore e CEO di Satispay è stato ospite di ResPublica nell’ambito del ciclo di incontri su imprese, innovazione tecnologica e successo delle realtà imprenditoriali del nostro Paese.
Dalmasso, dopo un’esperienza nell’import-export e nel Marketing&Business Development, fonda nel 2013  Satispay.  

Satispay, società di pagamenti digitali che a fine settembre, al termine di un round di finanziamento internazionale, ha superato il valore di un miliardo di dollari ed è diventata l’ultimo unicorno italiano.
L’idea di fondo del progetto imprenditoriale di Dalmasso è sempre stata quella di cambiare il mondo, “cambiare il mondo, "spiega", vuol dire semplificare la vita delle persone, lavorare per costruire un’equità sociale con una redistribuzione della ricchezza sana e un riequilibrio tra le generazioni”.

Satispay semplifica la vita della gente comune, bastano un conto corrente e uno smartphone, due strumenti largamente diffusi nella popolazione europea, per effettuare un pagamento in uno degli esercizi convenzionati, per scambiarsi piccole somme di denaro o fare pagamenti. Non servono carte di credito e non si pagano mai commissioni. Lo hanno scelto tre milioni di utenti e la crescita sta diventando tumultuosa. “Per il primo milione di utenti, spiega Dalmasso, ci abbiamo impiegato 70 mesi, per il secondo milione 12 mesi, per il terzo dieci”. Per gli acquisti fino a dieci euro non pagano commissioni neanche gli esercenti, sono 70mila, che invece per le transazioni di importo superiore pagano 20 centesimi a scontrino, una commissione fissa, indipendente dagli importi. 

Inizialmente, quando l’avventura di Satispay è partita, i fondi sono arrivati in gran parte da un’avventura imprenditoriale di famiglia. Ma la parte preponderante degli investimenti sono arrivati dagli investor angels e dai finanziamenti reperiti sul mercato. Sono stati determinanti due fattori, andare davanti agli investitori avendo messo in gioco tutto, il lavoro e i risparmi personali e avere un progetto ambizioso. 

Dalmasso fa una breve analisi del contesto italiano: “l’Italia è un paese stupendo, non è però la base ideale in cui far crescere grandi imprese internazionali, specie in ambito tecnologico e innovativo. Le aziende di questi settori nascono come startup e in Italia è molto facile creare e far muovere i primi passi a startup innovative.

Perché, se pensiamo alle grandi aziende tecnologiche, non ci vengono in mente nomi italiani? Perché in Italia abbiamo pochissime «scale-up», cioè società innovative che hanno sviluppato e definito chiaramente il prodotto e servizio, con modelli di business scalabile e ripetibile. Nel nostro Paese le startup che arrivano e superano la fase di scale-up sono poche, per molti motivi. La cultura degli imprenditori nostrani gioca un ruolo, ma sono i temi di diritto che influenzano pesantemente la crescita di queste società. 

“Il Paese, dice Dalmasso, dovrebbe dare una mano e comprendere le esigenze delle start up e delle imprese giovani”. Non servono aiuti, ma solo interventi per facilitare le condizioni di investimento. “Il diritto societario andrebbe riformato in maniera robusta. La burocrazia ritarda le operazioni di finanziamento. Si perdono sei mesi, a volte un anno. In un anno cambia il mondo. Il risultato è che si perdono i soldi di finanziatori che erano ben disposti”.

Dalmasso vede un futuro con margini di crescita importanti. «Abbiamo aperto gli uffici in Francia, Germania e Lussemburgo. Gli obiettivi, immediati e di breve periodo, sono chiari. Dominare il mercato italiano, crescere in Europa e diventare il primo strumento di pagamento elettronico del Vecchio continente. Lo sviluppo dei pagamenti digitali avverrà per campioni dei mercati locali, soggetti capaci di comprendere le esigenze nei singoli territori. Su questo terreno non temiamo la concorrenza delle banche e delle carte di credito. Siamo un altro mercato, conclude Dalmasso. 

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