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Irene Tinagli

PRESIDENTE COMMISSIONE AFFARI ECONOMICI
E MONETARI PARLAMENTO EUROPEO

L'Europa nella difficile 
congiuntura economica

venerdì 4 novembre 2022

L’invasione russa dell’Ucraina ha innescato una profonda crisi geopolitica ed energetica. L’Unione Europea è chiamata a intervenire su temi di estrema urgenza: l’introduzione di un tetto dinamico al prezzo del gas russo, l’inflazione galoppante, originata dal rincaro dei prezzi energetici, il pericolo derivante dall’apprezzamento del dollaro che rischia di penalizzare la capacità competitiva dell’Unione Europea. La chiave è attribuire all’Europa un nuovo ruolo da protagonista nel contesto globale, ma soprattutto rivedere il funzionamento delle Istituzioni europee per evitare che si perpetuino ostacoli all’adozione di politiche di integrazione. 

Una delle questioni più dibattute in sede Europea ha riguardato la crisi energetica derivante dal conflitto russo-ucraino. La soluzione inizialmente individuata dall’Unione Europea per mitigare il rischio di boom inflazionistici derivanti dal caro energia è stata quella di introdurre un tetto al prezzo del gas. L’iniziativa ha, tuttavia, suscitato la reazione di alcuni Stati membri, in particolare Germania e Paesi Bassi, preoccupati che l’imposizione di un price cap restrittivo avrebbe potuto comportare l’interruzione definitiva di forniture di gas russo. Nel Consiglio Europeo di ottobre, i Paesi membri hanno deliberato l’adozione di una soluzione di compromesso, il cd. dynamic price cap, che prevede di creare un nuovo parametro per il prezzo del gas meno volatile, rifacendosi ai prezzi del mercato asiatico o al gas liquefatto; creare una banda di oscillazione entro cui il prezzo possa variare, limitando picchi e volatilità eccessiva. 

Il Parlamento europeo si è dotato di uno strumento (REPowerEU), che consente di recuperare i fondi non utilizzati del Recovery, inserendone di nuovi per far fronte alla crisi energetica, con uno sguardo speciale agli investimenti in rinnovabili.

Altro tema di stretta attualità è l’inflazione, che rischia di erodere sempre più il potere di acquisto e il risparmio degli individui. La BCE ha deciso di aumentare il livello dei tassi di interesse, così da riportare il sistema economico in equilibrio. Tuttavia, la scelta di rendere più oneroso il ricorso al credito può produrre effetti dannosi per la competitività di grandi paesi manifatturieri europei come Germania e Italia, già destinati a un periodo di recessione secondo le stime del FMI. L’aumento generalizzato dei prezzi, determinato principalmente dall’aumento del costo dell’energia, si è rapidamente esteso anche sui beni di consumo. Obiettivo della BCE è quello di vigilare affinché siano scongiurati possibili rialzi inflazionistici. 

Ulteriori elementi di preoccupazione per l’Eurozona sono anche i robusti aumenti dei tassi di interesse USA, annunciati dalla FED. Se la BCE mantiene i tassi di interesse a un livello relativamente basso e la FED al contrario li alza in misura sensibile, il risultato potrebbe essere un apprezzamento del dollaro ai danni dell’euro. L’Unione Europea è chiamata a compiere delle manovre per integrare al meglio politica economica, fiscale, monetaria ed energetica, in modo tale da affrontare le sfide future nel miglior modo possibile.

La Presidente Tinagli sottolinea che la crisi energetica, diversamente da quella pandemica, che ha riguardato l’intero globo, ha colpito maggiormente il continente europeo rispetto al resto del mondo. L’UE rischia di assistere a una notevole erosione dei salari reali, con conseguente calo della domanda e recessione economica. 

Una soluzione possibile potrebbe essere rappresentata dal fondo europeo SURE, come suggerito anche dal Commissario Europeo all’economia Paolo Gentiloni. Il fondo per il “sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza” implica, infatti, un meccanismo di prestiti agevolati a interesse zero, con cui supportare famiglie e imprese nelle proprie scelte di investimento. 

Il 9 novembre 2022 la Commissione Europea ha presentato le linee guida di una possibile Riforma del Patto di Stabilità e Crescita, passando a un quadro di sorveglianza che distingua i Paesi tenendo conto delle sfide del debito pubblico. L'obiettivo dell'esecutivo comunitario è di rendere il Patto più facile da rispettare e da far rispettare. Bruxelles presenterà per ogni Stato membro un percorso specifico di aggiustamento del debito su un periodo di quattro anni. In risposta alla proposta comunitaria il singolo paese metterà sul tavolo il proprio percorso di aggiustamento, tenendo conto delle priorità economiche, riforme e investimenti. Gli Stati membri presenteranno relazioni annuali sullo stato di avanzamento dell’attuazione dei piani per facilitare un monitoraggio efficace e garantire la trasparenza. 

Nelle linee-guida presentate, l'esecutivo comunitario propone di rivedere lo strumento che permette di individuare, risolvere ed eventualmente sanzionare gli squilibri macroeconomici. 

Il 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa in Ucraina, cambia radicalmente il quadro geopolitico internazionale. Il modello basato su accesso al mercato, energia a basso costo dalla Russia e sicurezza internazionale, garantita dal Patto Atlantico, è venuto meno. Appare dunque ora necessario creare un modello autonomo europeo, che punti al mercato interno, unica via possibile per attuare proficuamente il friendshoring. Seguendo questa logica, le nuove regole sull’energia che l’UE formulerà dovranno garantire le interconnessioni tra i Paesi membri dell’Unione. Le importazioni e il libero mercato rimangono un punto chiave per il futuro dell’UE. In questa direzione è auspicabile alimentare l’idea di un’Europa forte nel mondo, capace di interloquire da pari anche con gli Stati Uniti. Nonostante l’Europa abbia ottenuto rilevanti successi nell’affrontare le crisi degli ultimi anni, alcune politiche di integrazione risultano rallentate, come per esempio, l’unione bancaria e la capital market union. Su questi progetti la maggior parte dei partiti europei è concorde e favorevole, così come lo è la Commissione, ma gli ostacoli si manifestano in sede di Consiglio europeo. In generale, il Parlamento europeo propone normative ambiziose di armonizzazione dei vari settori, ma gli Stati membri si oppongono, o chiedono deroghe che finiscono per snaturare i progetti originali del Parlamento. I veti incrociati e l’assenza di unione di intenti tra le varie Istituzioni europee rappresentano un freno per il continuum del processo di integrazione europea, ma anche per l’efficienza dell’intero organismo, conclude la Presidente.

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