Secondo il Professore però “non siamo alla fine della storia" ma alla fine della globalizzazione,
un esito che evidenzia
la crisi di un modello
globalista cui l’Occidente ha aderito” in modo acritico.
Prof. Giulio Tremonti
PRESIDENTE COMMISSIONE AFFARI ESTERI E COMUNITARI DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
Globalizzazione.
Le piaghe e la cura possibile
lunedì 12 dicembre 2022
Le piaghe che si stanno abbattendo nel mondo sono sette, apre così il Presidente Tremonti offrendo ai soci alcune riflessioni oggetto del suo recente libro “Globalizzazione. Le piaghe e la cura possibile”.
Svuotamento della democrazia, disastro ambientale, società sempre più in decomposizione, transumanesimo, prevalenza dei giganti della rete, pandemia, conflitto alle porte dell’Europa e crisi nell’approvvigionamento delle risorse, sono alcune delle prove che il mondo si trova ad affrontare, ma altre sfide sono protagoniste dei nostri tempi, l’inflazione, la crisi finanziaria, le migrazioni e altre guerre.
Si sta spezzando la catena politica fondamentale della storia: Stato – territorio – ricchezza. Per due secoli gli Stati, controllando il territorio, hanno avuto il controllo della ricchezza (agraria, industriale, mineraria) e attraverso il controllo della ricchezza ebbero il monopolio della politica, battevano moneta, riscuotevano le tasse.
Successivamente iniziò un periodo in cui la ricchezza strategica tese a liberarsi dai confini nazionali, per entrare nella repubblica internazionale del denaro. Il mondo si unificò nella logica del mercato come matrice del bene economico politico morale, come un assoluto.
È l’architettura del mondo: sopra il mercato e sotto gli stati pacificati in eleganti rapporti di competizione e concorrenza. La globalizzazione è un’utopia che nasce allora, l’ ‘assenza di luogo’ ne è la quintessenza. Chi, all’epoca, frequentava i circoli degli illuminati, sentì ripetersi la parola ‘momentum’, il senso della ineluttabile e fatale necessità di fare tutto subito. Il poeta di corte dell’epoca è Francis Fukuyama, il teorico della fine della storia.
Il disegno era quello della produzione in Asia e del consumo in Occidente, l’Asia come fabbrica del mondo e l’Occidente, se produce qualcosa, produce servizi.
Prima esistevano gli Stati, i confini, la rule of law, le monete nazionali, le tasse. Tutto ruotava attorno alla triade ‘liberté égalité fratenité’, soppiantate successivamente da ‘globalité marché monnaie’.
La fine della guerra in Ucraina, quando ci sarà, non segnerà la fine del disordine. È la fine dell’utopia e il ritorno della geografia”. Forse anche il ritorno della storia? Chi pensava che si fosse conclusa con il crollo del Muro di Berlino si sbagliava. La storia è tornata con gli interessi arretrati, accompagnata dalla geografia.
Con la crisi ucraina il prezzo del denaro è tornato a crescere e per l’Italia la stagflazione è uno scenario concreto. Ricorda Tremonti quando la Bce stabiliva il tasso del due per cento un limite insuperabile per garantire la stabilità dei prezzi. Oggi viaggiamo sopra i dieci punti percentuali. Si è rotto il meccanismo globale e le cause del disordine sono antecedenti alla guerra.
Le asimmetrie attuali sono causate dalla caduta dell’ordine globale. E il ruolo dell’Europa? Il Presidente ha sostenuto con alterno successo posizioni europeiste: proporre la banconota da un euro come il dollaro è contro l’Europa o a favore dell’Europa? Dire che di troppe regole si muore è contro l’Europa o a favore dell’Europa? Proporre gli Euro bond è contro l’Europa? Il fatto è che l’America ha unificato le ferrovie, non i lavandini”. “La reazione dei popoli, talvolta, è stata contro l’Europa. Ma la domanda è da che parte sta l’Europa?
Secondo il Professore però “non siamo alla fine della storia" ma alla fine della globalizzazione, un esito che evidenzia la crisi di un modello globalista cui l’Occidente ha aderito” in modo acritico.
“In ogni caso, cadute le vecchie ideologie, è sicuro solo che avanzando in «terra incognita» non si possono proiettare sul futuro soluzioni del passato”.
Per evitare “il disastro finale”, “che la divisione prevalga sull’unione” e che “la paura prevalga sulla speranza” è necessario attingere al “vecchio arsenale della democrazia” ponendo “un freno al dominio assoluto del mercato” e recuperando “risorse e valori di fondo della nostra comunità”, conclude il dibattito il Presidente Tremonti.